Il Mago della contraffazione sono io! – SECONDA PARTE. - Fotografiadentale
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Il Mago della contraffazione sono io! – SECONDA PARTE.

La storia e il passato come premessa utile a comprendere meglio il presente.

Post produzione o fotoritocco . . . questo è il dilemma

La fotografia medicale e odontoiatrica nasce ben prima dell’epoca digitale, credo che questo sia un dato di fatto incontestabile. 

Chi, come il sottoscritto, ha avuto il piacere e il privilegio di lavorare con la pellicola sa bene quanto sia importante ottenere una buona fotografia già in fase di scatto.

All’epoca in ambito medicale e odontoiatrico si utilizzavano le diapositive, con le quali non c’era margine d’errore. 

A quei tempi la fotografia era gestita da due figure che contribuivano alla riuscita di una buona immagine; il fotografo e il tecnico del laboratorio o stampatore. Il primo si occupava dello scatto e l’altro allo sviluppo della pellicola. 

Già negli anni 70, parallelamente allo sviluppo delle tecnologie analogiche (pellicola), le aziende iniziarono lo sviluppo dei prototipi di fotocamere digitali. 

Circa vent’anni dopo, negli anni 90, diverse aziende tra la quali Kodak, Canon e Nikon commercializzarono le loro prime fotocamere digitali professionali; proprio nel 1990 nacque la prima versione di Photoshop, software creato per coadiuvare l’attività dei fotografi.

Per un paio di anni questo software fu appannaggio dei fotografi professionisti che lavoravano in ambiente Mac ma, dal 1992, venne esteso anche al sistema operativo Windows iniziando così la sua ascesa inarrestabile verso il dominio del mercato dei software per la post produzione e il ritocco fotografico. 

Dal 1990 al 2000 lo sviluppo della tecnologia digitale ha fatto passi importanti, il digitale era entrato nei focus delle grandi aziende. 

Le prime fotocamere digitali, affidabili, avevano costi esorbitanti (anche oltre i trenta milioni delle vecchie lire per il solo corpo), pesavano moltissimo a causa delle batterie ed erano dotate di sensori che nel migliore dei casi arrivavano introno ai 6 megapixel. 

L’evoluzione, che piaccia oppure no,  è una macchina inarrestabile, tanto che nel 2000 decretò l’inizio del decadimento e il tracollo dei sistemi analogici.

Tra il 2000 e il 2003 si affacciano sul mercato le prime fotocamere reflex accessibili in termini di costo e di prestazioni. 

Ora vi chiederete ma perché tutti questi cenni storici sulla fotografia digitale? Semplice perché dal   momento in cui vennero commercializzare le prime fotocamere digitali iniziò anche la gestione dei file digitali a cura del fotografo. Un cambio epocale in molti sensi.

Photoshop, così come molti altri software minori, entra nel nostro flusso di lavoro quotidiano. Un mondo nuovo che si apre ai professionisti e agli amanti della fotografia. 

E ancora oggi, dopo circa vent’anni, nonostante gli enormi vantaggi che offre la fotografia digitale rimane comunque sempre valida la regola del controllo totale in fase di scatto. 

“Le fotografie devono essere realizzate in modo perfetto in fase di scatto!”

Attualmente questo concetto vale doppio perché disponiamo di sistemi fotografici digitali avanzatissimi, grazie ai quali è possibile controllare tutti i parametri di scatto (tempi, diaframmi, valore ISO) per realizzare una buona fotografia in modo molto più semplice di una volta. 

Potremmo dire che oggi se si sbaglia non è colpa della tecnologia ma dell’operatore. 

Altresì dovrebbe essere chiaro che, nonostante la tecnologia fotografica digitale, non è possibile rendere congruo un lavoro non eseguito correttamente.  

Certo è possibile migliorarlo “visivamente” con un lavoro di fotoritocco ma qui entriamo nell’ambito della contraffazione ed è un mondo che non ci riguarda. 

“Da sempre, chi è in grado di lavorare bene con le proprie mani non ha certo bisogno di fare del fotoritocco sui propri lavori”.

Ma torniamo a noi.

Nella fotografia digitale uno dei vantaggi è quello di poter vedere immediatamente la fotografia realizzata attraverso il monitor della fotocamera. In questo modo possiamo correggere, seduta stante, i parametri di scatto e ottenere l’immagine desiderata. 

Grazie a questa possibilità, oggi, è possibile realizzare fotografie che non necessitano di grandi  modifiche in post produzione. Se a questo aggiungiamo l’utilizzo del formato del file più idoneo allora per si che, per le nostre  fotografie, è possibile ottenere molto di più in termini  di qualità. 

Ora, a questo proposito, dovremmo aprire un capitolo della fotografia digitale molto importante ma anche piuttosto ampio da trattare ovvero quale formato digitale utilizzare? Per semplificare, in questa sede, ci limiteremo a dire che esistono due tipi di formato utilizzabili in fotografia odontoiatrica, il formato RAW (anche detto grezzo) e il JPEG. 

Uno non esclude l’altro ma certo è che se vogliamo la massima qualità dell’immagine e il suo totale controllo il formato RAW è quello che fa per noi.

Al momento prendete per buona questa informazione e vi prometto che a breve realizzeremo un articolo solo su questo argomento.

Sfatiamo qualche falso mito.

– Se pensate di realizzare una fotografia mediocre per poi migliorarla in post produzione, mi spiace ma vi sbagliate.

Un’immagine errata può essere anche sistemata, dipende sempre dall’entità dall’errore commesso dal fotografo e da chi si occupa del fotoritocco ma, nella maggior parte dei casi, subisce un degrado in termini di qualità. 

– Non tutti i software per la post produzione dei file mantengono inalterata la qualità del file stesso. 

Alcuni software offrono molte funzioni avanzate, purtroppo questi vantaggi talvolta si pagano in termini di conservazione della qualità dell’immagine originale. 

Per questi motivi, oltre a comprendere il valore di una buona fotografia, è molto importante distinguere cosa si intente per post produzione e per fotoritocco ed eseguire questa fase del lavoro in modo corretto.

POST PRODUZIONE 

Il termine “post produzione”, in italiano, è la traduzione non propriamente corretta dell’inglese “post processing”, ovvero “lavorazione successiva”.

Per spiegare meglio questo concetto possiamo dire che lo scatto digitale si compone di due momenti collegati tra loro ma, allo stesso modo,  ben distinti. 

  1. La fase di scatto ovvero la raccolta dei dati della scena attraverso la lettura della luce realizzata dal sensore e la registrazione di questi dati all’interno di un file RAW.
  1. La gestione e l’elaborazione dei dati contenuti nel file RAW per trasformarli nell’immagine desiderata. Nel nostro caso nell’immagine che più si avvicina alla realtà rilevata in fase di scatto.                                                           

 

Il file RAW è un’immagine ?

Il file RAW non è un’immagine ma è solo l’insieme dei dati letti dal sensore al momento della realizzazione dello scatto. Se proviamo a visualizzare i dati ricavati dal sensore ci rendiamo conto che non sarebbe possibile elaborare un’immagine con la sola visione lineare.  Ecco perché quella che viene definita post produzione è una fase di sviluppo del file “normale e necessaria”.  Questa fase Possiamo intenderla come lo sviluppo di un negativo digitale, il file RAW. 

Quello che vede il sensore.

Quello che vediamo noi.

In cosa consiste lo sviluppo del file RAW?

Il flusso di lavoro per lo sviluppo di un file RAW si articola in passaggi obbligatori e altri facoltativi, almeno nel nostro caso. 

Per prima cosa operiamo su tre correzioni di base:

  • Correzione dell’ottica.
  • Bilanciamento del bianco. 
  • Gestione della nitidezza.

 

Indipendentemente dal soggetto e dalle modalità di scatto, queste sono le tre operazioni che applichiamo di base nella conversione e post produzione dei nostri file RAW. 

Esistono poi altri interventi che portano l’immagine più vicina alla realtà e che generalmente eliminano l’aspetto gergalmente definito “piatto” al nostro file RAW. 

Qui entra in gioco l’interpretazione e l’onestà intellettuale del fotografo.

Possiamo quindi ottimizzare i seguenti parametri:

  • Esposizione.
  • Stile foto.
  • Contrasto.
  • Luci e ombre
  • Tono colore
  • Saturazione 
  • Curve 
  • Bianco e nero

 

In questa fase tutti i parametri possono essere regolati, ove necessario, per rendere più realistica la nostra fotografia.

Come per la pellicola e le diapositive anche nel digitale è possibile imprimere uno stile alle nostre immagini, purché rimanga fedele alla realtà. 

Etica nella post produzione

Esiste un limite etico nella post produzione? Si assolutamente si! 

La post produzione serve a convertire il file RAW in un’immagine che si dovrebbe avvicinare il più possibile alla realtà. Possiamo esaltarne le caratteristiche naturali ma non dobbiamo stravolgerle. 

Nel flusso di lavoro della post produzione non è contemplata l’aggiunta o la sostituzione di elementi presenti nell’immagine reale. Da qui in poi si entra nel mondo del fotoritocco. 

Esistono molti software per la conversione dei file digitali. I migliori sono quelli gratuiti delle case produttrici delle fotocamere, ad esempio Digital Photo Professional di Canon e Capture NX di Nikon. Se si utilizzano questi software si possono sfruttare diversi vantaggi.

  • Sono gratuiti.
  • Perfettamente compatibili con le loro fotocamere delle aziende produttrici.  
  • Offrono la migliore qualità di conversione del file RAW che attualmente si può ottenere, perché lavorano sugli algoritmi originali e non di terze parti. 
  • Con i software proprietari non è necessario profilare ogni volta la fotocamera, semplicemente  perché questi utilizzano i profili originali dell’azienda produttrice della fotocamera. 
  • Sono intuitivi perché utilizzano la terminologia originale presente sulla fotocamera.
  • La correzione ottica delle lenti è realizzata sugli schemi originali e non su schemi standard. 
  • Gli stile foto sono correttamente interpretati e completamente modificabili dal software perché sono quelli inseriti nella fotocamera del produttore.

Mi sembra che questi punti siano più che sufficienti per utilizzare i software proprietari almeno per il flusso di lavoro nella post produzione di base e medio avanzata.

FOTORITOCCO

Il fotoritocco, che molti confondono con la post produzione, come abbiamo scritto sopra, è il passo successivo allo sviluppo del file digitale. 

In realtà il fotoritocco comprende una serie di interventi che tendono a modificare sostanzialmente l’immagine rispetto alla realtà.

Gli interventi di fotoritocco sono compresi tra:

  • Eliminazione e/o aggiunta di elementi oppure oggetti
  • Modifica estremizzata dei parametri del colore
  • Deformazione e modifica della forma di parti del soggetto o di elementi presenti nell’immagine.

Ovviamente se è necessario eliminare i puntini di sporco del sensore della fotocamera, utilizzando il timbro clone lo possiamo fare, non c’è alcun dolo. Lo stesso discorso vale per l’eliminazione di un eventuale sostegno utilizzato per sospendere nel vuoto il nostro soggetto,  perché il soggetto non viene stravolto nella sua natura.

E’ diverso se volgiamo allungare o ridurre il margine incisale di un dente oppure se ne modifichiamo la forma.  

Etica nel fotoritocco

Non saremo certo noi dire ciò che è etico e ciò che non lo è. Noi non imponiamo regole, siamo tutti adulti e sappiamo bene che modificando la realtà ne siamo consapevoli e, di conseguenza, ce ne assumiamo ogni responsabilità. Questo discorso vale doppio per chi presenta le immagini in pubblico ovviamente. 

Il fotoritocco eseguito in modo sommario, o peggio errato,  si vede e chiunque potrà trarre le sue conclusioni sull’autore della fotografia. Per questo il punto nodale non è tanto la capacità di ritoccare un’immagine ma la credibilità dell’autore. 

Il riferimento a livello mondiale per il fotoritocco è Photoshop, acquistabile in abbonamento, oggi è alla portata di tutti. E’ un software molto potente che richiede un buon investimento di tempo per un apprendimento di base e di medio livello. 

Altro software molto blasonato e utilizzassimo dai fotografi professionisti è Capture One. Uno sviluppatore e convertitore di RAW molto sofisticato che, attualmente, offre una qualità e un rispetto totale del file che altri non sono i grado di offrire.

Come per Photoshop anche Capture One ci consente di lavorare con i livelli per ottenere regolazioni locali precise e selettive. Ma questo è un altro discorso del quale parleremo in altri articoli.

Nella terza e ultima parte di questo articolo vedremo con l’ausilio di un video come realizzare la post produzione di un file. 

Le immagini di prodotto Canon pubblicate in questo articolo sono di proprietà di Canon Camera Museum.
Alessandro Tiraboschi
alessandro@fotografiadentale.it
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